lunedì 25 agosto 2014

Dubrovnik - Benvenuti a Approdo del Re (Game of Beds)

Ritornamo in Europa. Na parte d’Europa giovane. La Croazia, ultimo stato a entrare nell’Unione. Ma stavolta accarezzeremo le sue coste. Non più l’aria mitteleuropea de Zagabria né er profumo de piccante e de tranquillità della Slavonia. 

La frontiera ce ricorda, in scala minore, la mentalità della Fortezza Europea. Quella che per noi dovrebbe esse na casa comune pe altri è ore de attese, permessi, controlli e domande nella migliore delle ipotesi. Traversate e sofferenze nella peggiore.
Ce aspetta na fila interminabile de macchine, gente de fori in strada che ammazza il tempo fumando, pisciando, telefonando, imprecando tutte le stelle sulla bandiera a fondo blu.
Dopo n’estenuante attesa ar conducente dell’auto je parte la brocca e se fa l’ultimo chilometro contromano, nella corsia opposta deserta.

Passaporti prego. Ristamo in Europa. Ma non per molto, la geopolitica è quella scienza che fa prendere a pizze geografia e politica e quindi noi dovemo attraversà nuovamente uno sputo di terra bosniaca lungo la costa. Nartra frontiera e poi nuovamente le bandiere croate e europee. Bosnia, Croazia, Bosnia, Croazia: questo er tragitto che se dovemo sobbarcà.

Na pischella spagnola piagne. A causa de sto labirinto ha perso l’aereo, viene da npellegrinaggio a Medjugorje. Poesse ha chiesto nmiracolo sbajato, Ryan Air già è tanto se sta a ascoltà er cliente figuramose se se po’ accolla pure la Madonna de Medjugorje.
Finalmente vediamo da lontano Dubrovnik. Ragusa di Dalmazia, come è chiamata in italiano. Npo’ se sentimo a casa anche se stamo in viaggio.

Da Altai di Wu Ming: “…Ragusa, Dobro Venedik, la Venezia Buona, come la chiamavano i turchi storpiando il nome slavo, per distinguerla dalla Venezia Cattiva , dall’altra parte del mare. Porto franco, né Oriente né Occidente, città di mezzo dove prima o poi tutti attraccavano, chi in cerca di riparo dal maltempo, chi a caccia di buoni affari, chi inseguito dal proprio destino”.

Alla stazione degli auto: er macello. Er monno intero pare abbia deciso de esse inseguito dar proprio destino in questa incantevole città de mare. Comitive de locali ce assalgono pe na camera libera. Gente buttata pe terra cogli zainoni. Addii e arrivi.

Arcuni manco scendono dall’auto che già vanno alla bijetteria pe pijà er bijetto der prossimo spostamento. Sacrilegio der viaggiatore. E se per caso uno dovesse conosce na coreana gran bona che ce fai poi cor bijetto, te lo dai in faccia?
Paranoie da alta stagione. Se uno se vole dirige in Montenegro deve prenotà, tutto er monno riscende la costa e voi volete rimane appiedati?

Aprimo la cartina, vedemo se riuscimo a circumnavigà er Montenegro e entracce dall’interno. Spizzamo un autobus sgangherato che sta per partire, direzione Trebijne. Repubblica Sprska, regione autonoma facente parte della Bosnia i Herzegovina. Decidemo che sarà la nostra prossima tappa.

Nei giorni precedenti c’erano arrivate notizie tremende sui prezzi per il pernottamento a Ragusa di Dalmazia. Il nostro amico Lotti  aveva trovato un letto in camerata da ventidue persone con un solo bagno per diciannove euri. Colazione non compresa ma almeno uno se poteva fa a gratis le partite regolamentari undici contro undici nello stanzone. Nartro signore che avevamo conosciuto a Mostar si era fatto prendere dal panico e aveva prenotato una singola su internet per sessanta euri.
A noi ce dice bene. C’è giunta la notizia che n’amico nostro se sta a fa nviaggio in Croazia colla macchina. Lo intercettamo e co sto privilegio de movimento riuscimo a trovà na casa de du piani npo’ fori dar centro, davanti ar mare. Pe pochissime kune.

Grazie all’automobile scappiamo anche dar caos costiero cittadino e er giorno seguente ci dirigiamo a Cavtat, tranquilla località frequentata da tedeschi e olandesi in station wagon. Che a questi je se po’ rinfaccia tutto ma mai discute co olandesi e tedeschi de località de mare gajarde, soprattutto se viaggiano in station wagon. Poesse perché loro so abituati a vedello cor binocolo er mare.

Ritornando verso Dubrovnik, nei pressi di un belvedere, abbiamo una visione. La città croata è stata utilizzata per le riprese di Game of Thrones, indossando le vesti di Approdo del Re, città capitale dei Sette Regni. Che poi qualcuno me deve spiegà che nome de merda è Approdo del Re pe na città. Anche se in realtà nella versione originale inglese se chiama King's Landing che spacca npo' de più. A sto punto non potevano chiamalla nella versione italiana direttamente Ragusa di Dalmazia?
Che poi per la difficoltà co cui se trova nposto letto ce dovevano girà Game of Beds altro che Game of Thrones. 



Famosissimo, inoltre, l’episodio dell’assedio, che conclude la seconda stagione della serie in cui il comandante dell’esercito nemico scaglia le sue truppe contro Dubrovnik al grido: "Mortacci vostri na margherita e na bira quindici euri, ho dovuto pure dormì pe strada l’anno scorso in vacanza che nse trovava nposto letto a meno de mezza piotta! La pagherete caro, mo ve spanzamo.”


Ma alla fine gli assedianti scajano e quelli de Dubrovnik invece che esse spanzati possono continuà a spellà i turisti come je pare.

E noi pe non finì spanzati o spellati decidemo de approdà nuovamente in Bosnia, a na città dar nome impronunciabile, ma sempre mejo de quer nome de merda de Approdo del Re.

Nessun commento:

Posta un commento