martedì 3 dicembre 2013

Grechese

- Dar vostro inviato in tere de crisi -

Zante - Tra inizio e fine estate 2013

Appena atterati er boss ce lascia nelle mani den tassinaro che ce porta dritti a quella che sarà la nostra casa pe du mesi scarsi. 

Semo ntre, a aspettace ce sta Loretta, padrona della pensione in cui dovemo alloggià, che è na signora de mezz'età che pare n'incrocio tra la Callas e na donna delle pulizie de Cesenatico.
Io e na mia collega se piazzamo in camere già assegnate a altri che lavorano co noi, mentre ar terzo Loretta j'assegna na camera nova e poi con'inglese della miglior Callas e della peggior donna delle pulizie de Cesenatico inizia a gesticolà alla maniera mediterranea provando a spiccicà qualche parola d'inglese.

Noi nce capimo na mazza. Tra ngesto e nartro Loretta mima quello della "sostituzione calcistica" e poi inizià a dì a rotella "rum", "rum", "rum", "trianda", "trianda", "trianda". Finalmente riuscimo a capì che er trenta dello stesso mese er collega mio deve cambià camera.

Appena Loretta se ne va noi se prendemo gioco der suo inglese. Probabilmente sta Callas scaciata s'è abituata a frequentà inglesi ubriaconi der Kent e quindi nel suo gergo "trenta" è diventato "trianda".

Ipotizziamo che st'imbriacona avrà sentito qualche baronetto dello Yorkshire dì "tree hundred" e s'è convinta che trenta se dicesse "trianda" alla maniera dell'imbriaconi der Missisipi francese.

Ma noi, pijandose gioco della pora Loretta, s'eravamo dimenticati il vecchio detto pre-socratico: "ridi, ridi che mamma ha fatto i gnocchi".

Infatti è bastata na mezza giornata pe capì che in realtà "trianda" non era "tree hundred" detto alla maniera dell'imbriaconi tra la quinta e la sesta de Nuova York ma era popo "trenta" in greco.

E noi che volevamo fa' i matti alla fine avemo fatto 'a figura dell'ignoranti, de quelli che vengono in un posto a lavorà e manco se imparano a contà fino a trenta. Che de solito namo in giro pel globo a fa' i belli che sapemo contà fino a dieci in tutte le lingue indoeuropee de sto monno infame. Invece stavolta le nostre profonde conoscenze de scarsoglotti se le damo in faccia de traverso.

Che sprovveduti che semo stati! Dovevamo pensà che se na vorta er greco antico lo parlava mezzo mondo conosciuto un motivo ce sarà stato.


L'inglese mo lo parlano tutti perché è na lingua coatta. Quando Obama fa ndiscorso dice na cifra de fregnacce ma il fatto che le dica in inglese lo riempe de autorità. La stessa cosa sicuro succedeva co sti magni greci. Penso an discorso den qualsiasi filosofo nella polis greca: "Non me portate dieci litri de vino, portatemene trianda". Io avrei obbedito senza batte ciglio.

Che poi li sfonnoni più grossi durante sta mezza estate ellenica l'ho sentiti da compatrioti italiani.

Qui di seguito la speciale classifica dei sei migliori: (lo so che so' sei e nun so' dieci, ma le top ten non vanno più de moda, o so' top trianda o potemo fa come ce pare):

6) Na signora de sessant'anni per la prima volta in vita sua ha a che fare con l'antica pratica ionica dell'overbooking e si domanda platonicamente: "Nsomma sta cosa che gli alberghi prendono più prenotazioni rispetto alla disponibilità delle loro stanze se chiama overbuco?".

5)  Na giovincella poliglotta che se inventa un "He tried" per dire "C'ha provato".

4) N'imbracone dell'Italia centrale che se ne esce con un "I'm lerch" (come er personaggio della famiglia Addams) per dire "sto lercio" (come i baronetti dello Yorkshire).

3) Un pischello napoletano che mastica decentemente l'inglese parla con il proprietario di un bar prima dell'inizio di Napoli - Bologna: "Excuse me can we sit in front OF the television?" e l'amico suo perplesso je risponde : "Oh! No in front OFF, digli in front ON altrimenti la televisione non si accende!" (tutto questo in napoletano, dialetto che non so ben riprodurre per iscritto).

2) La stessa coppia di sopra. Quello che parla decentemente inglese ha un vuoto di memoria e gli chiede all'altro come si dice "morto" in inglese; quest'ultimo gli risponde: "Facile! Se dice r.i.p".

1) Vincitrice indiscussa dell'estate a mani bassi è una pischella appena maturata della provincia di Catania che per dire ad un inglese: "Ti è salito l'alcool?" je fa: "Alcool stand up?".

Pora mi nonna che me diceva sempre "oggigiorno se non sai du lingue nse magna"!

A no' magari basterebbero du lingue, oggigiorno mejo saperne "trianda".

giovedì 21 novembre 2013

A Zacinto

Note introduttive: Gli avvenimenti de seguito descritti avvennero in data 18 luglio. Stavolta pubblico 'ste storielle greche direttamente nel calendario de novembre, così almeno do a 'sto blog na parvenza de costanza.
Per alcuni miei conoscenti 'ste favelle elleniche ormai so' note (scrivo molte più cazzate di quante poi ne pubblichi sul blog), ma me fa piacere riscrivele qua perché molti che leggono 'sto diario scaciato me conoscono solo attraverso 'sta piattaforma.
La seguente è la storia "aprente" di una manciata di aneddoti che hanno coperto l'arco temporale del mio lavoro a Zante (npar de mesi scarsi).

Lo so è mezza pagina pe puzza (anche se metà della storia è inedita), ma metteteceve voi a fa copia e incolla da Fb, giustificà il testo, infilacce du foto e fa sta sbilenca introduzione da quattro sordi. La precarietà, la disoccupazione, l'autunno e fasse i cazzi dell'altri sui social network portano via na cifra de tempo che ce volemo fa?

Daje annamo:

18 Luglio Tra i cieli e le terre de Roma e Zante.

- Dar vostro inviato dai paesi in crisi - 

Annamo in Grecia. Annamo in Grecia a rubbà er lavoro ai grechi dopo avè rubbato er lavoro ai catalani e agli spagnoli. Me manca solo de annà a rubbà er lavoro nPortogallo e n'Irlanda (visto che n'Italia già me so fatto sfruttà pebbene) e sti Piigs sii semo tolti dae palle tutti quanti.

Pe annà nGrecia volamo co na compagnia aerea che fu fondata da Bud Spencer e quinni pe rispetto dell'antica tradizione der cazzotto cor riverbero appena appare er gate sui monitor pare popo che tutti quelli che devono salì su st'aereo siano stati scritturati pe nfilm coe colonne sonore degli Oliver Onions: spinte, spallate pari e dispari, capocciate? si può fare amigo, du pizze, non c'è due senza quattro, più forte ragazzi!

Se scatena la classica caciara italiana, figuramose che questa manco è 'a Ryan Air e quinni c'avemo tutti er posto numerato, ma tocca fa comunque tutti come Piedone altrimenti ce ritirano 'a nazionalità e 'a carta d'identità bona pell'espatrio.

Comunque na volta che gira la voce che Bud Spencer s'è dato da 'sta compagnia se calmamo tutti.

Ma famo male, perché solo dopo vedemo che sulle ali dell'aereo ce sta er simbolo de Poste Italiane. In pratica ce dicono che chi c'ha nconto corrente ae poste c'ha la precedenza, (altro che Priority Boarding), poi toccà a chi ha pagato er bijetto cor vaja, poi ai pensionati, poi a chi s'è letto Post Office de Bukowski senza mai citallo su Fb e infine all'altri. 

Ortre a tutta 'sta caciara poi er volo ritarda den'antri venti minuti perché sull'aereo s'erano imbucati due che dovevano ritirà du pacchi alle poste de Piazza Bologna e stavano a fa i furbetti dell'aeroplanino.

Finalmente je la famo, stamo a partì!

Càpito seduto accanto ar classico gruppetto de pischelli in gita de maturità, che poi ho scoperto esse dell'annata 1994, specie rara. Carcola che io credevo che er 1994 avesse lasciato negli annali solo er mondiale Usa '94 e che l'unico neonato partorito sulla faccia della terra fosse er fijo de Bebeto!

Ma io mo me chiedo: se per caso esce er tema su Caniggia alla maturità, quelli nati dar 90 in poi che ce scrivono? (se cliccate sulla frase precedente, appare il link del video di Guzzanti/Lorenzo; dal minuto 06:25 c'è la soffiata sul tema riguardante Caniggia). 

La prima interazione co sti Bebeti me viè dar capo gruppo, che qui chiameremo pe facilità le cose "Dunga". Io ovviamente da linguista farlocco, me so comprato na sòla de libro sulla lingua greca e me ne sto tra me e me a fa lo sgargiullo a ripeteme i numeri, a capì quanno ce vole er maschile o er neutro, quanno a na certa Dunga je fa anbiondino amico suo che qui chiamaremo pe facilità le cose "Taffarel": "Ao Taffareu, anvedi questo che se sta a legge, me pare arabo!".

E Taffarel avendo esperienza de salvà in calcio d'angolo la reputazione della comitiva e della scola italiana in generale je risponne: "Ma che arabo! È greco zi! In Grecia stamo annà, ricordatelo!". Dunga zitto zitto abbozza e pe rifasse dallo sfreggio de Taffarel me chiede er libro in prestito mentre io m'accascio.

In dormiveja me fomento pella stagione estiva che me se sta a sprigionà davanti: sordi, mare e pita!

Vengo svejato dalla voce dell'hostess che annuncia: "A breve atterreremo a Zacinto!".

Solo allora Dunga chiude spaventato er manueletto farlocco che stava a fa finta de legge e allarmato dice: "Zacinto? A rega che cazzo de aereo avemo preso? Noi dovevamo annà a Zante! Facce scenne ao!".

Je risponne Taffarel ispirato da Socrates, er brasiliano e da Aristotele, er greco: "A mongofracico, pure er diploma t'hanno dato! Ma che nte ricordi che Zacinto e Zante so' la stessa cosa? A scola avemo fatto pure 'a poesia de Dante "A Zante", fa pure rima! Ma che nte ricordi?".

Vabbè già ho capito: me aspetta un'intensa estate piena de dialettica greca!


P.s Solo pevvoi in esclusiva "A Zante" de Dante:

Ne mai più toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giaque.
Ahi a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte 
che nel pensier rinova la paura!

lunedì 16 settembre 2013

Confutazione der lunedì


Oggi è lunedì e non movo ndito. Dio se riposò er settimo giorno, ma sto settimo giorno nsè capito si era sabato (shabbat) o domenica! Na cosa è certa, la Bibbia dice: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato", e questo secondo la tradizione frascatana se traduce in “riposati, la sera fa’ i danni e evita il kebbab delle 5 de mattina a Arco de Travertino”. La domenica ce sta er campionato e quindi nse move ndito a prescinde tra er tempo che te ce vole pe riacchiappatte dalla salsa piccante der kebbabaro (perdonaci Iddio siamo peccatori), er pre-partita e er post-partita.

Ma che er lunedì tocca inizia a macinà è na credenza popolare sbajata. Prima de tutto in molte lingue er lunedì è reso con il concetto di “secondo giorno” o semplicemente “secondo” (portoghese – segunda feira; greco – dheftera; arabo - al-ithnayn) quindi vordì che ormai è troppo tardi per rimetesse al lavoro. Per i turchi il lunedì è “pazartesi” vale a dire “giorno dopo il bazaar” che vordì che se magna.

Nelle lingue romanze e germaniche il lunedì deriva dalla luna latina e dalla mona del vecchio inglese (francese – lundi; tedesco – Montag; catalano – dilluns, rumeno – luni, inglese – monday, svedese – måndag; castigliano - lunes) e mo qualcuno me spieghi perché er giorno dedicato alla luna io me devo mette sotto colle responsabilità? La luna che ha dato vita all’aggettivo “lunatico” non a “stakanovista”, la luna che nella cultura islamica è sinonimo de bellezza assoluta; se volete rimorchià n’araba basta che je dite “sei bella come na luna”, poi però sto complimento non ve salverà dall’ira de tutto l’arbero genealogico semitico della donzella. Come posso rimorchià n’araba se devo lavorà? 


Inoltre io non me ricordo che Armostrong sulla luna annasse tanto de fretta. E poi perché l’americani se so inventati il Monday night de football? E perché stasera gioca la Roma? Ve pare possibile che un giorno in cui gioca na squadra de Roma se possa lavorà o studià?

Se l'antichi volevano impregnà sto giorno de importanza e de laboriosità perché non l'hanno chiamato "dattenasvejatadì"?

Praticamente tutte ste responsabilità sur lunedì da quello che ho potuto capire dalle mie attente ricerche de archivio so nate da quando quer filologo ubriacone de Vasco ha scritto la canzone “Lunedì". Er fatto de odià er lunedì lo ha reso una cosa reale e pieno de aspettative, l’unico rimedio filologico invece sta ner rinvià la sveja na ventina de volte e ripete il mantra indoeuropeo "nartri cinque minuti" affinché er lunedì possa tornà quello che nella cultura popolare è sempre stato ovvero “un costrutto della nostra mente”.

P.s per tutti gli esperti de ugro-finnico che vojono attaccà il mio solido edificio dialettico con la tesi che nella maggior parte delle lingue appartenenti al suddetto gruppo er lunedì voglia dire “inizio della settimana” (Wikipedia la leggiamo tutti, ugrofinnici dei miei stivali!!!!!), non ce provate nemmanco, uno perché non state a parlà né coll’imperatore austro-ungarico né con Babbo Natale e secondo er fatto che lo Sziget dura na settimana intera smonta i vostri attacchi stakanovisti!

lunedì 1 luglio 2013

Questi non so arabi

Npo de tempo fa tornato ar volo in tere castellane (dei Castelli Romani, non della Castilla, che qua i catalani me tajano la testa se me azzardo a insinuà dubbi geopolitici) me ne andavo zompettando in giro, quando becco un amico che era nber po’ de tempo che non cioccavo.

Ie racconto rapidamente che ce stavo a fà da st’artra parte der Tirreno e lui me fa: “Ma come potevi fa nblogghe, quello tuo sui turchi, c’avuto ngran successo, lo potevi fa su i spagnoli!”. Evitando de faje du cojoni così sur sentimento indipendentista de sto popolo che dicheno che va da Perpignà a Alicante ie risparmio pure ntrattato storico sulla fragile questione turco-araba, pensando tra me e me : “Ma mannaggia er Tigri, l’Eufrate e l’Impero ottomanno, ma ancora non è arrivata la notizia che i turchi non so arabi? Er tiggì n’ha detto niente?”.

Che io vado sempre a casa de n’amico mio a pijamme er caffè e la madre me fa sempre: “Ao come va co sto turco?”.

E io a na certa me so pure stufato de spiegà la differenza tra i popoli, soprattutto a livello linguistico, che 'a lingua chiarissima araba è semitica e che 'a lingua intruppona turca è uralica, che 'a prima è intraflessiva e costruisce la frase Verbo Soggetto Oggetto e che er turco la costruisce Soggetto Oggetto Verbo che vordì che devi aspettà du ore pe capì se ar cinema uno c'è andato o ja dato foco (è na lingua de suspence) e che è agglutinante, che vordì che te serve na cifra de saliva peddì na parola perché li turchi ce attaccanno tutte particelle in coda.
Presempio io non potrò amare se dice “sevemeyececeğim”nella loro casa se dice “evlerinde”, mentre in arabo non potrò amare non esiste perché ce sarebbe la rivolta dei cantanti sdorcinati arabi e nella loro casa se dice “fi baytihim”.


Praticamente pe fa una semplificazione “orientalista” potremmo dì che l’arabi e i turchi in realtà so come l'austriaci e l’ungheresi.

Che ste ammucchiate geopolitiche ho scoperto che so molto frequenti. L’Iran in molti pensano che sia arabo, che er finlandese e lo svedese sia intercomprensibili, che i tedeschi parlino bene l’inglese (na vorta m’è venuta a trova n’amica crucca della coinquilina mia de Jena che me diceva solo “Morgen, Gute nacht, Wasser, Flasche, Wurstel, Entschuldigung, Rumenigge.”).

Qua a Barcellona er luogo comune contro cui ho dovuto lottare più strenuamente è stato quello sur Pakistan arabo.

Vole er caso che er pischello della coinquilina mia tedesca sia der Pakistan e sti due so popo du mondi diversi. Che na vorta so stati du giorni a litigà perché er pachistano aveva rotta nbicchiere e lei ie diceva: “Hai rotto er bicchiere” e lui je ribbatteva : “No è er bicchiere che s’è rotto” e so stati du giorni e du notti a attaccasse ai verbi transitivi e riflessivi, a mette in mezzo 'a filosofia de Kant e del Al-Ghazali, finché io non so sceso dar cinese sotto casa e ho comprato nbicchiere novo.

Sti cazzo de cinesi se meritano er premio nobel daa pace, artro che Obama.

E sto pachistano insomma è appassionato de cucina speziata, che te manda ar cesso all’istante, de canne de fumone e der filosofo al-Ghazali, che lo butta in mezzo in ogni discussione, dal calcio, al tajo e cucito.

E quindi appena appresa la notizia, de sta convivenza esotica, nbotto de amici miei se so subito congratulati: “Ao grande così armeno poi parlacce arabo”, ma questo qui, c’ha sì er barbone da musulmano ma de arabo nce capisce na mazza, solo “Salam alaykom” sa dì , perché lui volenno te po fa’ na disserzione sur pelo de fori dell’attori de Bollywood co n’amico suo de Nuova Delhi ma coll’arabi questo condivide solo a religione e le tempistiche.

Er tra npo', er dopo, er domani pe loro so concetti non definibili. Pija n’arabo, pija n’impegno e ce sarà sempre un poesse, un domani, un seddiovole  a sarvaje er culo. Bukra, mumkin, inshallah.

E sti pakistani, allora, se volemo parlà de antropologia fatta coi piedi so uguali identici. Che in camera mia mancava na scrivania. E io me volevo annà a comprà uno dei quei pezzi de legno chiamati Thor in uno dei quei negozi nordici gialli e blu, e invece lui, er pachistano ce l’aveva a morte coi biondi slavati e me fa: “Non te preoccupà, la scrivania te la faccio io….domani!”.

E ner calendario lunare musulmano domani come ben sanno gli orientalisti de sto monno corrisponde a 23 giorni e quindici ore der calendario gregoriano, solo che ogni santo giorno de sti 23 er pakistano-arabo comune te ripete “domani”, “domani” “domani lo faccio”. E alla fine de sti 23 giorni e quindici ore inizia n'artra ciclo. Er domani in verità nun esiste.

E poi capita che te te scordi der tempo che scorre e te ritrovi, a tua insaputa, na scrivania montata in camera, montata ar muro, solo che sta scrivania è stata pensata pe tre scandinavi messi a cavacecio uno soprallaltro perché a me, seduto sulla sedia, la scrivania me arrivava ar mento.

E er poro pakistano se dispera, te dice scusa, io so pakistano svedese, so arto, non me so regolato colle misure. Al-Ghazali diceva che più le scrivanie so alte più la nostra mente deve sforzasse a raggiunge quell’altezza di pensiero.

E te dice esterefatto, “domani quando c’ho tempo te l’aggiusto”.

Finché na decina de domani più tardi, la pischella che è tedesca e per lei i “mo” so “mo” e i “tra cinque minuti” so “ tra quattro minuti e ciquantanove secondi” ie se mette alle calcagna e er pakistano decide de aggiustatte la scrivania proprio mo, mo che vai de fretta, che devi uscì de casa e non te va de staje appresso pe faje vede le misure de sta scrivania.

E questo te imbocca in camera a gamba tesa coll''attrezzi e la voja de segà tutto, entra co quer briciolo de forze ispirate da ar-Ghazali e se mette a segà.

E in quei giorni questo stava fomentato che aveva fatto du classi de catalano e alla pischella tedesca che lo stava a aiutà ie iniziava a dì le cose in catalano: “Més, més” e quella ncapiva ncazzo e quello se girava verso de me e me chiedeva come se dice “menos” in catalano? “Se dice menys no més, més è più, ma che ncio sai er motto der Barça més que un club? E poi ma che ce frega mo der catalano, spagnolo, arabo, panjabi, turco e ungherese, famme sta scrivania che io devo uscì non me pare er caso de fa ntrattato filologico mo in camera mia.”

E sega de qua, sega de là, alla fine sta scrivania pija le sembianze de na scrivania normale pe “caucasici”, che poi che vordi caucasico nse sa, che vedi tutti l’amici tua sui social network che mettono come etnia “caucasico”, e pensi che er cervello ie sta a giocà nbrutto scherzo come ner miscuglio tra turchi e arabi.

Che poi voi che ve dite “caucasici” almeno er Caucaso o sapete ndo sta?

Visto che stamo in tema, un cantante catalano diceva, sono nato nel Mediterraneo, e allora su sti cazzo de social network perché non ce potemo mette che semo mediterranei? Come i libici, i marocchini, i greci e gli iberici?

Sto pachistano me lo dice sempre: “Ao tu sei europeo ma sei molto più uguale a me che alla pischella mia crucca, dovresti troppo venì in Pakistan con me na vorta, sai quanto se tajamo”.

“Va bene, che ne dici se annamo domani?”

Domani va benissimo”

Domani allora….”

“Domani, seddiovole, poesse….”



P.s St'articolo è stato scritto martedì 22 ottobre, ma l'ho datato 1 Luglio per seguire un filo logico tra i vari periodi "giordano", "italiano" e "catalano". Devo ancora mettere un po' di storie dell'estate passata a lavorare in Grecia (i greci so na cifra arabi, ma i protagonisti saranno per lo più italiani in vacanza) che copriranno il buco da Luglio a Settembre, daje!

sabato 1 giugno 2013

Pastafarianesimo

Ieri mi sono dovuto ricredere anche della mia coinquilina tedesca, l'altra, non quella de coccio che dopo 8 mesi de Barcellona manco sa come se chiama la via de casa nostra. 

Er fatto è che a quest'artra javevo dato troppa fiducia. Fidanzata con pachistano, viaggiatrice per molti mesi in Sud America, volontaria in Colombia, architetto e, a causa della crisi, anche guida turistica per crucchi in vacanza. Le uniche frizioni tra noi c'erano state sur pane. Lei diceva che er pane tedesco era er più bono der monno e io dicevo che quello che je magnava in testa a tutti era er pane de Lariano, ergendomi a difensore del pancastellanismo, unione socioculturale immaginaria della zona dei Castelli Romani che de solito è piena de scazzi e de sfregi territoriali. Quelli de Frascati per esempio non vanno mai oltre Castel Gandolfo (dicono che er Papa non vole). Albano per loro è tera sconosciuta.

Ma ieri si è toccato er fonno, er fonnonfame. Mo cara mia noi potemo parlà de pane, de bire, de spread e de marmellate e de Guardiola al Bayern Monaco, ma colla pasta voi e l'amichi tua crucchi dovete solo che fa pippa!

Ma nvece questa sprezzante der pericolo me fa: “Giulio ma come! Cosa fai? Dopo che scoli la pasta non la lasci un minuto bagnare sotto l’acqua fredda nello scolapasta cosicché poi non si appiccichi? Non lo sai che si fa così?”.

Ma io dico mortacci tua, della Merkel e della Critica della ragion pura de Kant, ho capito che sete abituati a commannà in Europa, ma quando se parla de pasta muti dovete stare. 

Mo, bella de casa, noi se mettemo attorno a ntavolo e te me devi spiegà, utilizzando le partizioni della filosofia hegeliana della Fenomenologia dello Spirito, come cazzo avete fatto a mannà du squadre in finale de Champions League!


Perché se questi magneno come magni te, manco i sedicesimi de finale der torneo de bocce der Rione passaveno!
Come fanno a veni a ballà tutti a Berlino se tu quanno c'hai l'ospiti a cena je fai pasta fredda, co funghi non cotti, insalata, gamberetti, pepe, mayonese e burro? La fine de Cipro dovete fa'!


Neanche gli spagnoli si sono mai abbassati a tanto.

                                  (Pedro li mortacci tua, io avrei lasciato n'artro po' l'ova sul foco)

Te lo dico, dopo questa hai superato de gran lunga i studenti miei spagnoli de italiano che in un test de cultura alla domanda: "Come fai a vedere se la pasta è cotta bene al dente?" risposero in massa : "La tiro sul muro". 

E te la stai a combatte pelo pelo con quella coppia de israeliani che anni fa incrociai in una cucina de n'ostello de Stoccolma che fecero sta zozzata de pasta scotta condita solo co ketchup e mayonese. (Se vede che gli israeliani so abituati a occupà le tere dell'altri, ma ancora nse so imparati bene a occupa le cucine, ndr).

Tutti ar pastafarianesimo ve convertirei io!

lunedì 27 maggio 2013

Qualcosa bolle in pentola - Coinquilingustici / Segunda Parte

Nuova puntata dell'angolo "sfreggi alla Germania":

Qualche giorno fa stavo giusto giusto colle tempistiche per andare a lezione, allora appena uscito dalla doccia coll'accappatoio messo, faccio capoccella dalla stanza e je faccio alla coinquilina crucca : "Puedes poner el agua en el fuego?" cercando de estremizzà al massimo le complicazioni, traducendo ar limite del letterale perché a questa se ie dicevo "Puedes poner agua a hervir?" ( puoi mettere l'acqua a bollire?) je scatenavo un conflitto interiore e questa se impiccava usando il dizionario de castigliano come sedia.


Mo io dico ma mannaggia Hegel "agua", "fuego", "poner" dopo quasi otto mesi de Barcellona te li dovresti divorà a colazione, dovresti inizià a sognà naa lingua der posto dopo tutto sto tempo e invece quissa che me fa? :"Agua"? "Fuego?" "Que?"!

Ma mannaggia la Ddr come "que"?

Allora io caccio fori tutta l'esperienza accumulata dall'albero genealogico italiano e dai numerosi viaggi in tere arabe pe faje capì a questa, mimando a gesti, che l'acqua la deve mette dentro er "pot" (all'inglese così poesse capisce, che se ie dico "pote" o "olla" a questa ie pija n'infarto su du piedi) e che la deve mettere sur foco che così guadagno tempo sull'ebollizione e poesse ie la faccio a arriva ntempo a scola!

Ma questa va ner pallone, pot, agua, fuego, comer, troppe informazioni, manco un wurstel o na bira.

Mannaggia la Merkel, agua, fuego, me devo fa la pasta a chicca!

Alla fine a questa ie se illumina la lampadina, entra in cucina e esce fori coi cerini.

Chissà che cazzo ia detto la testa a questa? Ha sentito "fuego" ha pensato ai cerini. No chicca "agua" "comer" "blu blu blu mille bolle", "ebollizione a 100 gradi"Einsten era pure tedesco tacci tei!

Allora questa, orgojosa de Einsten, pare che ha capito, entra in cucina e pija la macchinetta der caffè! Ma come cazzo se fa diteme voi?

Che poi questa er caffè manco è bona a fallo figurate, che pochi giorni fa m'ha detto: "Giulio, cafe, como hacer?".

Allora io ricordandome de sta frase degna della sintassi de Cervantes ie faccio "Kristina, pasta, como hacer?" e finalmente a questa ie appare lo spirito de Schopenauer e capisce che sto velo che nasconde l'ignoto lo deve sdrumà., e finalmente entra in cucina pija la pentola e solo allora ie dico "Sì, brava".

Ma so annato troppo de fretta coi complimenti, perché sta tunna che fa? Non me porta la pentola in camera?
Ma mo fija mia spiegame che ce devo fa colla pentola in camera, coll'accappatoio ancora infilato?

"No aqui Kristina! Fuego, pasta, cocina!" " Ah entender!" "Entender npar de palle, entender que? Ma che sei de Shangai che parli coll'infinito?".




Porco disse c'avemo messo du ore pe capì che dovevi fa, a ricordammelo prima che eri de coccio me vestivo, mannavo n'email, me rifacevo er letto, me facevo nsolitario ar computer e c'avrei messo comunque de meno che a spiegatte come se vive!

Ma te sicuro che sei tedesca? Ma voi sete quelli che commanate in Europa?

E voi avete mannato du squadre in finale de Champions? E Guardiola è venuto a allenà a casa vostra? E voi rubate cervelli in fuga da Spagna, Italia e Grecia?

Te vojo ricordà che tempo fa er ministro tua da Giustizia s'è dimesso perché aveva copiato a tesi de laurea na cifra de anni prima!

Te giuro che se vedo un curriculum tuo ndo ce sta scritto che parli spagnolo te faccio veni le guardie a casa!

A regà se questa è la nova generazione de crucchi annamo calli, altro che crisi, questi tra dieci anni ce vengono a spiccià la casa ar mare.

"Ich habe fertig!" 


P.s Questi due secondi di video sono la parte finale della storica conferenza stampa del Trap in cui si infuria in tedesco maccheronico e cita più volte il giocatore del Bayern "Strunz". "Ich habe fertig" vuol dire "Ho finito" ma in tedesco si dice "Ich bin fertig" quindi l'ausiliare da utilizzare è "bin"/essere e non "habe"/avere. Come se in italiano uno dicesse "Sono finito".
Questa frase è diventata un tormentone in Germania, soprattutto tra gli studenti liceali e universitari che una volta terminato il loro ciclo di studi ripropongono la famosa frase trapattoniana: "Ich habe fertig!"

giovedì 23 maggio 2013

Coinquilinguistici / Primera parte

A Barcellona so finito dentro na casa co du crucche, 'na fricchettona che me pare er cugino dell'omino della Michelin che se vede ner firm Ghostbusters, che poi questa c'ha pure er fidanzato pachistano che se fa le canne dalla mattina alla sera e parla della filosofia de Al-Ghazali come se fosse na partita tra Real e Barcellona e n'artra stangona ventenne, che parla spagnolo inversamente a quanto è bona. 

Quest'ultima, dopo sei mesi che sta a fa' l'Erasmus a Barcellona me regala npar de chicche linguistiche:

- "Esta calle?" peddì "Hace calor?" (fa caldo?)


- "Ayer muy mucho bailar"

- "Ototuz bien, musico bien, chicos no bien". (L'Otto Zutz è nlocale demmerda co musica demmerda) "Chicos no bien" poi ho capito a gesti che voleva dì che i pischelli se accollavano troppo.

- "Sabado ach so, mmmmmmmmmmm amigos, mmmmmmmmmm, ach so....some friends of mine comer y beber aqui. No problemo?". Mejo che nte dico "ach so" che vordi a Rocca de Papa va. No problemo?

- "Sci" peddì "Sì".

- "Quiero limpio lo piso" peddì "Quiero limpiar el piso". Che mannaggia Schumacher ho capito che er tedesco è tedesco e er castigliano è spagnolo ma l'articolo maschile solo "el" poesse.

- Io : "Puedo utilizar el baño?". Lei:" No" e se ne va in cucina. Sicuro sta stoccafissa avrà capito che io gli stavo domandato se essa doveva utilizza er baño.

Però fino a qua sorvolamo. Er peggio doveva ancora arrivare...

Questa che mo ha capito che "calle" vordì "strada" e non "caldo", oggi me fa: "Giulio como llamar calle?" e io ormai abituato a sta sintassi mezza cinese: "Que calle?" e lei: "Calle aqui, nuestra? Y que numero casa?".

Io mo dico, mannaggia Schopenauer, so 6 mesi che stai qui a fa er brodo colle serie televisive americane, manco sai come se chiama 'a via de casa tua. E voi sareste quelli che commanate in Europa? A fine de Cipro e della Grecia ve meritate!!!!

Come diceva un connazionale tuo, allenatore der Real: "No hace falta decir nada mas!"





P.s Ormai è da tempo che non bazzico più paesi arabi, gli ultimi mesi ho vissuto tra Catalogna e Grecia e lentamente metterò nel blog aneddoti e storie su queste mie esperienze (questo è solo un assaggio, già noto a chi mi è amico su Fb). A breve cambierò anche l'url del blog che probabilmente diverrà annamo.blogspot.it chiedo perdono a tutti gli arabisti e appassionati del mondo arabo, spero mi continuerete a seguire ugualmente! 

martedì 21 maggio 2013

'A conversazione


Ormai è na fracca che sti piedi nun calpestano tere coccolate dar canto der muezin.

Ormai è na caterva che me tocca sguazzà in questa maledetta tera che l’arabi chiameno dar al-harb, casa daa guera: che qua ogni giorno se non è popo na guera è na battaja, a commatte contro 'a precarietà, 'a negatività, 'a disoccupatità, 'a università, 'a mobilità e allanimadellimortà.


Ma nve preocupate pure se nun sto in tere arabe sto sempre in tere orientali. Infatti ve scrivo dall’Oriente Vicino della Catalogna.

Tera de taccagnagine, della taccagnagine propria dell’orientali.


Che comunque già l'avemo spiegato ner post vecchio "mardoriente" tutto er cibborio geografico der monno arabo.

Che io dico se na persona che dovrebbe esse istruita come la Boccassini, roscia di quella rosciaggine propria dei rosci, me cade in queste sviste da rosa dei venti mbriaca io allora posso dì tranquillamente che Barcelona è Oriente.

Che anfatti nun è errato, perché anefetti sta a Oriente der Marocco e der Portogallo e *delli Stati Uniti d’America e volenno 'a Spagna è pure npo’ araba, co tutta 'a storia dii mori, co tutta 'a toponomastica, co Ceuta e Melilla che stanno nMarocco, co tutte ee canne de marocchino che se fanno *l’andalusi.

Che n’amico mio m’aveva messo in guardia anni fa, 'a prima vorta che misi piede in ste tere che non vonno esse Spagna, co n’avvertimento boccassiniano: “Ao occhio ai marocchini, che quelli sulla Rambla so furbi de qua furbizia propria *dell'orientali, che a me m’hanno inculato a machina fotografica. Non je da' confidenza soprattutto a quelli che te dicono de esse nipoti de Nasser.”

Che poi io me chiedo ma st’amico mio che è ingegnere informatico come faceva a sapè che quello che iaveva inculato la machina fotografica era marocchino nun se sa. Nun me pare che st'amico c'abbia un Pi-aig-dì in “Linguistica de tutta la fracca dei dialetti der monno arabo” e che potesse riconosce solo dallo sbrillucicare dei canini se nmezzo mulatto fosse berbero della Kabilia, slavato der Mali o fracicone della Libia.

Che poi se la volemo dì tutta a questo ianno rubato la machina mentre iera salita la cicagna, tipica del fancazzismo iberico, e s’era addormito su un giardinetto della Rambla colla machina fotografica a tracolla.

E allora er poro ladro po esse della Kabilia, der Rif, delle steppe russe, dell’artopiano der caucaso, poesse nbanchiere svizzero o npizzicarolo de trastevere io te dico: er fracicone sei te, no er marocchino.

Che questi saranno pure furbi de qua furbizia propria *dell'orientali ma te sei ncojone de qua cojonaggine civilizzatrice propria dell'occidentali, nun ce poi fa' niente!

Che poi pure volenno se fosse stato un marocchino a sfilatte a machina ma che so ste massime boccassiniane: “Occhio ai marocchini”? 



Ma che dopo che Ricucci ha fatto er furbetto der quartierino e s’è inculato sto monno e quell’altro avete mai sentito la gente dì: “Ao occhio a quelli de Zagarolo. Occhio che scaleno!" ?

Che poi a mette i puntini sulle "i" come fanno i turchi Ricucci se la volemo dì tutta era de San Cesareo, ma me sa che pe la Boccasini Zagarolo e San Cesareo so la stessa cosa, sempre de burini se parla, come sempre de arabi se parla dar Marocco all’Iraq.

Che na vorta du parenti lontane mie dell’Australia slavate so venute a fa' un giro in Italia e queste nun spiccicavano manco du parole daa lingua de Dante e so volute annà pe forza a trovà aa cugina daa nonna doo zio der fratello che non me ricordo più sti cazzo de arberi genealogici dell’emigrati so peggio de quelli *dell'arabi e queste due so volute annà ner paesino der foggiano a ritrovà e radici loro.

E queste pija so partite cor pullman e an’autogrill in provincia de Foggia so scese, so annate ar bagno, so annate a pijasse er caffè, se so fumate na sigaretta e hanno lasciato a machina fotografica super imbruttita australiana tipo navicella spaziale, che questi in Australia ie piace esagerà, visto che c’hanno un continente a disposizione se nun se fanno er pic ap della madonna, aaa casa co 40 ettari de giardino e la machina fotografica che funge pure da navicella spaziale nun so contenti, e ovviamente queste ritornate sull’autobus ce n’hanno ritrovate 5 cinque de machine fotografiche spaziali, c’hanno pure ritrovato Yuri Gagarin in posa pronto pe fasse la foto ricordo.

E queste disperate pe sta machinetta, però nun me pare che né io né loro semo annati a dì in giro: “Ao occhio alli foggiani che questi vonno fa' er programma spaziale e se inculano tutto, tocca mannacce *l’osservatori dell’Onu come in Iran.”

No casomai da quer giorno io avverto: "Se sei slavata ndo vai girenno? Rimanetene in Australia nmezzo ai koala!"

Che poi io, a dilla pe davero, tutti sti marocchini sulla Rambla mica li so visti! E a dì er vero li annavo pure cercando pe trovà un po’ de arabità che me mancava.

Ma non me so demotivato e tra na sessione de sangria e l’altra me so trovato un angolo de monno arabo pure qui ner Vicino Oriente daa Catalogna. Un gruppo de conversazione de arabo. Che la lingua chiarissima araba rivendica il suo spazio anche nella tera dove er castigliano e er catalano fanno a pizze.

E me ce so segnato a sto corso, che è pure gratis, che sti catalani so come i genovesi, taccagni de quaa taccagnagine propria de porto e de chi dice de ave dato alla luce Cristoforo Colombo l’omo più taccagno der monno,  e io nun ho perso l’occasione pe annà a fa lo sbruffone, de quella sbruffonnagine propria dei romani, a sto corso de arabo.

E allora so annato a sto gruppo de conversazione de arabo e ce stavamo io, n’ingalluzzita catalana che aveva iniziato a studià arabo da poco e porella ancora ncio sapeva a che stava annà incontro e questa zompettava come zompettano tutti i neofiti de sta lingua, che dopo npar de anni più che zompettà zoppiccano e maledicono, utilizzando solo verbi de media debole, er giorno in cui iniziarono a studià aa lingua chiarissima araba e poi oltre a questa ce sta una che dice che sta in fissa per monno arabo e anfatti è venuta co no scialle comprato in Marocco e questa è na fricchettona de cinquant’anni che sa dì solo Ana ismi…” (Il mio nome è…) come la maggior parte de quelli che scrivono sur curriculum che sanno parlà arabo e poi pe conclude ce sta n’italiana che questa è na macina e questa parla solo arabo classico e quanno parla non move manco un muscolo daaa faccia e te spara solo fricative, gutturali e aspirate e io nce capisco ncazzo perché questa parla come uno dei califfi ben guidati e io che parlo mezzo giordano, mezzo palestinese, mezzo romano ( e poi ho sballato a forza de mezzi) questa me ride in faccia, senza move un muscolo der viso, e me recita tutta aa sura della Giovenca dun fiato e io che a malapena me ricordo a via ndo abitavo a Amman me sotterro all’istante.

E parlando der più e der meno se guardamo in faccia e se rendemo conto che a forza de dì cazzate in questa interlingua che avemo creato manca 'a cosa più importante cioè l’arabo madrelingua che ce riporti su aa retta via. Vabbè questa che parla come Abu Bakr ma qua manca l’arabo doc! (Abu Bakr pe l'amici se nun lo conoscete meglio usà er nome completo Abū Bakr ʿAbd Allāh ibn Abī Quhāfa al-Ṣiddīq).

E praticamente visto che quello che doveva venì a fa er gruppo de conversazione è arabo fracico c’ha dato buca e noi pe non sprecà er pomeriggio continuamo a parlà: l’italiana continua a snocciolà tutte 'e sure der Corano, 'a fricchettona dice ducentoquarantrevorte “Ana ismi…” ( senza dicce er nome suo però solo così "Ana ismi, ana ismi..."Sì amo capito ma come cazzo te chiami ce lo voi dì?), la catalana se inventa tutto er possibile immaginabile in una lingua che lei zompettando chiama arabo ma dopo essese impettita e ave detto bicicletta e bicicletta infuocata, che in arabo sarebbe aa moto (دراجة e نارية دراجة) questa ha finito *l’argomenti e ha iniziato a parlà catalano alla maniera de Leida e Abu Bakr che sa a memoria tutti i nomi dei ruscelli che bagnano er monno arabo dar Marocco ai confini colla Persia pe na volta non ce capisce ncazzo, perché ai tempi sua er catalano a malapena sapevano ndo stava de casa e questa parla solo lingue che c’hanno npeso nelle istituzioni internazionali: er castigliano e l’arabo classico, l'altre se le dà in faccia. 

Io nvece sur catalano me la difendo, ma poi quanno parlo dialetto giordano nessuno me capisce e me dicheno “Mish?” vorrai dì mica “Laysa?” (per dire “non” – negazione della preposizione nominale e del nome ).

E così se ritrovamo due italiani, na catalana de Leida, e la fricchettona che è spagnola ma de fori (fori daa Catalogna) a finì er pomeriggio naa più classica transglossia araba ( che è na diglossia solo ancora più incaciarata);  vale a dì che ognuno parla come ie pare e nessuno ce capisce na mazza de quello che sta a dì l’altro.

Popo come n’egiziano e nmarocchino, che pure se so furbi de quella furbizia propria orientale, se se mettono a parlà come magneno nse capiscono a vicenda, mentre i rosci se dicono na cazzata in italiano da tribunale la capimo in tutto lo Stivale, da Chiasso a Lampedusa, pure se semo de coccio, de quella cocciagine tipica *dell’italiani.



P.S Tutti gli articoli o le preposizioni articolate nel testo precedute dall'asterisco* vogliono essere da lezione per la Santanchè, per il suo tweet diventato noto grazie alla top ten di Gazebo: “L'insulti a Mara Carfagna colpiscono tutte noi.Ma non ci fate paura.”

La pora politica, presa in giro e attaccata per lo svarione linguistico, si è poi giustificata con un altro tweet : “Fantastico che vi occupiate di un errore di battitura vuol proprio dire che non avete niente da dire”. In cui la battitura è confusa con la grammatica. 

Un errore di battitura è più che altro il tweet della citata Carfagna che per rispondere al sindaco di Roma Gianni Alemanno tweeta: “Forza Sondaco” ( sempre grazie a Gazebo e *ai scovatori di hashtag).

La Santanché avrebbe fatto mejo a dì: “Me so sbajata, l’ho scritto in romano”, che se sa in romano utilizzamo l’ ar posto de gli e chiudeva sta pratica, ma invece s’è dimostrata de coccio, della cocciagine tipica der ceto politico italiano.

- Artro discorso è quello dell'errore de battitura (vero) daa Carfagna che ja dato così un nuovo soprannome a Alemanno detto da oggi Er Sonda. Uno che non deve annà fori dai cojoni ma popo fori dall’orbita terrestre, come na sonda. Se accetta l’invito c’ho ncontatto a Foggia che ie po’ rimedia' na bella machina fotografica che funge da navicella spaziale.

P.S.S Scusate l’off topic ma qua semo romani....se vedemo alla prossima de questi so arabi, inshallah...

martedì 15 gennaio 2013

Mardoriente


Nce sta niente da fa, l’Oriente arabo te manna sotto ntreno. A na certa poesse pure che dopo tanto tempo che stai nmezzo all’arabi, alle usanze arabe, ai domani poesse se dio vole arabi, ae sarse arabe, alla caciara araba, ae rompiture de cojoni der canto der muezzin arabo poesse pure che dici no gna posso fa più, ma chi m’ha fatto fa de studia a' lingua chiarissima araba e de venì a vive nmezzo a sti beduini, se avevo studiato portoghese da mo che Pessoa me spicciava casa.

Ma nvece poi quanno torni nmezzo ae sciapissime questioni italiche dopo na settimana scatta aa molla: a nostalgia, er vojo ritornantesimo, er cosidetto mar d’Oriente.

Che mo spiegamo bene è nconcetto forviante.

Che pe inizià, come avemo capito nun è er mare ma il male solo che ormai lo sapemo tutti che a Roma oltre a essè arabisti semo pure rotacisti, quindi il mal prima de consonanste diventa mar.

Che poi dì d'Oriente è inesatto, che sur groppo te po salì pure aa mancanza der Marocco, d’Algeria, daa Tunisia, der Sahel, vale a dì de tutto quer fracco de cose che so comunemente dette Maghreb arabo, che appunto in arabo Maghreb vordi er posto ndo cala er sole, che geograficamente è l’Occidente, che n'arabo se dice al-Gharb, che sta parola ie dà er nome pure alla regione portoghese dell'Algarve, ndo ce stanno na cifra de slavati inglesi e australiani a mbriacasse d'estate e che de arabo ormai iè rimasta solo a toponomastica.

Che anefetti se ce pensi er Marocco, pe ditte, sta più a ovest de Norvegia e Svezia, però nmeridiano non fa na cultura, e quinni naa nostra testa noi o continuamo a considerà Oriente, anche perché i sarmoni in Marocco nun ce stanno.

Che poi se volemo fa n’analisi approfondita sta cosa der mar d'Oriente nasce perché tutti quelli che so annati in Tunisia, volevano fa i sgargiulli e facevano finta de soffri de mar d’Africa quanno tornavano n’Europa. Che tutti scrivevamo su Facebook: Mar d'Africa pe fa i sgargiulli. Però pure se a' luna che bacia er continente nero è a' stessa è risaputo nella cerchia de viaggiatori coatti che a Tunisia nun è Africa (anche se l’arabi antichi fracichi la chiamavano Ifriqiya) e quinni avemo dovuto conià sta malattia. Er mar d’Oriente l'avemo inventato pe fà i fricchettoni come l’africanisti.

Che poi se volemo fa i geopolitici fino in fondo dovremmo dì mar de Mena (Middle East and North Africa), così se levamo sto dubbio cartografo.
Ma qua stamo a fa nblog scaciato mica na tesi de laurea e pure se er mar de Mena spacca conieremo na nova definizione geografico-linguistica pe esprime sta grande nostalgia che ce pia quanno tornamo ar nostro nido dopo n’avventura nii paesi arabi: er mardoriente. Tuttattaccato. Fusione che oltre ar male, racchiude pure du strizzate ar medio e ar mare che bagna er nord Africa.

Anche pe differenzialo dar mar d'Oriente staccato che è er macrosintomo che te pija da Rabat, passando pe Istanbul, Nova Delhi, Pechino e Tokyo. Che è mejo specificà sennò qua poi ce dicheno che semo orientalisti, che famo de tutto l'oriente nminestrone de cardamomo, che le cazzate de Huntigton su Islam e Confucianesimo non c'hanno nsegnato niente.

Er mar d'Oriente staccato è de tutti quinni, nun ve preoccupate, ma lasciatece armeno sto mardoriente, luogo dell'anima e coccolone sentimentale, a noi poveri arabisti senza fissa dimora, risucchiati nell'apatia de sta dar al-harb.

Così poi soffri de mardoriente se sei annato a fatte le canne nella valle der Ketama in Marocco, se sei annato nTunisia pe fa finta de studià e pe vede ndo hanno girato guerre stellari, se sei annato a fa la sfinge in Egitto, se sei annato a fa e cose occidentali dee cooperazione in Palestina, se sei annato a batteje i pezzi ae libanesi rifatte de Beirut, se sei annato a Damasco prima de sta tragedia e ce l'hai ner core ancora così, se sei annato a fa i petrodollari ner Golfo, se sei annato nGiordania a provacce co Rania o se te sei annato a magnà er qat in Yemen. (Vabbè daje famo pure Gibuti, che comunque sta na Lega Araba, Oman, Bahrein, Kuwait e tutti l'artri paesi arabi che oltre a fa parte der Medioriente, daa Mena, daa Lega Araba fanno parte de qua' ristretta cerchia de paesi membri der think thank mandocazzosta). 

Er mardoriente è nsentimento pure loro perché er mardoriente è nsentimento panarabista.

Nsentimento che te assale e te Mena ( te sfonna de ricordi) e come nii paesi arabi te pijava la caccarella, in Occidente te pija er mardoriente e sto magone allo stomaco, che poesse pure che è er kebbab zozzo che te sei magnato a Arco de Travertino, nun te lascià più, fino ar giorno in cui er canto der muezzin te svejerà ae quattro de matina n'artra vorta e te imprecando le divinità pagane preislamiche sarai felice, co du' occhiaie e na voja de dormì che te se porta via (ma questi so i sintomi daa guarigione).

Allora farai i sarti de gioia, ae quattro de matina, perché vorrà dì che er mardoriente sarà solo un ricordo der passato...