venerdì 25 luglio 2014

Trieste - Obelischi, presepi e dialetti.

Lascio Padova, direzione Trieste, città balcone sui balcani. Stavolta er tetto da scroccà ce l'ho. M'ospita n'amico der liceo che è venuto a fa' carriera nell'angoletto der Nord-Est. 

Se vedemo a Mestre. La scena è surreale. Lui torna da nviaggio d'affari a Londra cor trolley. Io, stereotipo der viaggiatore avventurieromezzofijodeifiori me so' portato mezza casa appresso. Lui col vestito da omo in carriera pare npinguino. Io co du' zaini, uno sulle spalle, l'artro npetto, paro ncammello. Partimo verso Trieste.

Er pinguino se sacrifica, e in nome de na lunga amicizia, abbandona le fresche poltrone della prima classe e fa compagnia ar compagno cammello in quell'inferno sahariano che è la seconda classe dei treni regionali.

Trieste nun è male. La piazza principale se chiama, dopo vari cambi de nome e peripezie, Piazza Unità d'Italia. I triestini dicheno che sia la piazza che s'affaccia sul mare più grande d'Europa. A me me pare un record de quelli americani del'Nba tipo er giocatore della confederazione dell'ovest che ha vinto più rimbarzi nel primo quarto contro le squadre che hanno in campo solo giocatori co genitori de origini non statunitensi. Se la mettemo così pure la piazza de Campobasso è la più grande piazza d'Europa de na città colla più alta densità de molisani.

Poi, sempre ar centro, ce sta na specie de chiesa che pare er Pantheon ma senza buco sulla cupola perché come dicevano l'antichi romani: "non tutti i Pantheon escono cor buco".

Davanti a sto coso senza er buco ce sta ncanale co vari ponti tra cui uno che è chiamato "ponte curto" perché quanno l'hanno costruito la prima vorta non arrivava a toccà l'artra sponda der canale. Trieste: ordine nordico e sbadatezza nostrana. Sembra che er mare je ricordi ai triestini che possono fa' i nordici quanto je pare ma npizzico de mediterraneità non li abbandonerà mai.

Sullo stesso canale ce sta na statua de James Joyce che, oltre a esse un liceo de Ariccia, era pure no scrittore e pare che er suddetto abbia scritto pagine dell'Ulisse e de Dubliners popo in un caffè della città.
Anche altri scrittori, tra cui Svevo, Saba, Stendhal bazzicavano i tavolini de Trieste  e qua nsacco de vie so dedicate a poeti e letterati. Anche oggi i grandi intellettuali moderni amano venì in città, anfatti la periferia è tappezzata de poster dei futuri concerti de Laura Pausini, Pupo e Mango.

Decido de sfuggì dal centro cittadino e de fa' na gita sul Carso. Purtroppo er tram storico che da Piazza Oberdan arriva a Opicina è ancora fori servizio. Trieste: città mediterranea. Ma per fortuna ce sta un auto che se fa er salitone che porta alle montagne da dove se po' spizzà er Golfo in tutto er suo splendore.



Scendo alla fermata Obelisco così chiamata perché ce sta nobelisco come quello dell'Eur però senza coatti colle machine modificate. 

La passeggiata è gajarda, soprattutto perché er sentiero è poco affollato, quasi deserto. A na certa se arriva a nsantuario perso nei boschi che è un misto de architettura classica de Tor Bella Monaca e de architettura sovietica. All'interno la ciliegina sulla torta. Al lato della navata centrale ce sta er presepe. Ripeto: er presepe.

Mo io ho capito che voi state sperduti nei boschi ma non so se v'è arivata la notizia che è luglio. Le cose so' due: o state troppo indietro o state troppo avanti. 

Dopo aver lasciato er santuario er cammino passa prima pe na Via Crucis e poi costeggia na stazione abbandonata dell'Enel che pare na stazione der Progetto Dharma de Lost. Passato er mistero la strada torna all'obelisco, ndo adesso ce sta na machina modificata de ncoatto croato. Quelli dell'Eur ancora nso' arivati.

Da qui riscendo attraverso na via de pavé che se chiama Scala Santa, pure se è na discesa, fino ar centro de Trieste e me riperdo nei rumori silenziosi de sta città. Nelle mille lingue e nei mille dialetti che se parlano. Che ogni volta che ascorto qualcuno ncapisco se è triestino, sloveno, croato, veneto o de Campobasso.

Ogni tanto me pare addirittura che questi parleno romano perché quando se salutano arcuni dicono: "se vedemo".

E allora ciao Trieste. Vado in Slovenia. Te saluto così. Co ste du' parole che so' incontro e simbiosi de du' mondi distanti. Du' parole che approverebbe pure er poro Pasolini, fondatore dell'Academiuta di lenga furlana e amante del romanesco. Du' parole dolci e spensierate. Du' parole piene de speranza pen futuro incontro: se vedemo!

2 commenti:

  1. A Giu, te sto a seguì un po' da Tunisi!

    1. La più grande piazza d'Europa sul mare? ma sono sicuri? più di Praca do Comercio a Lisbona che mi sembrava enorme?

    2. La canzoncina sui tram è FAVOLOSA

    3. Ti consiglio un film sloveno un po' datato che fa tajà, se lo trovi: si chiama Splav Meduze ("The raft of Meduse" - "La zattera della Medusa"), il regista si chiama Karpo Godina ed è adorabile, l'ho conosciuto a un festival a Roma poche settimane fa!

    Buon proseguimento!

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    Risposte
    1. Oi grande Luce, avevo lo stesso dubbio sulla piazza!
      Vedo se riesco a trovare il film in rete, ogni tanto in viaggio servono ste cose.
      Io adesso sono in Bulgaria e a breve vado in Turchia, spero a Tunisi tutto bene, ma stai ampliando il progetto del libro?

      Un saluto

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